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martedì 22 luglio 2008

Higashiosaka

Stavolta mi sono imbattuta in un posto vagamente allucinante, Higashiosaka.

La descrizione è : "The best theme park sim of Jigoku, the Buddhist Hell."
C'ho messo un po' a capire che cosa fosse...
Era chiaro come il sole che era l'inferno: gente che corre nuda intorno a schizzi di fuoco, urla raccapriccianti nell'aria... vasche di uomini insanguinati torturati da mostri giganti verdi o rossi muniti di mazzachiodata...

Un tempietto immerso nella lava da cui non è possibile tornare indietro.

E questo diciamo ok. Ma poi mi sono chiesta.. i buddisti hanno un inferno?
Ho fatto una ricerca veloce e ho capito che Jigoku è un film giapponese e che ne esistono ben 3. Quello a cui fa riferimento questa sim deve essere il primo, quello del 1960, che per l'appunto è sottotitolato "The hell".
Ovviamente sto ipotizzando perchè non ho una gran cultura di film giapponesi del 1960.
Ma comunque.

E' stato diretto da Nakagawa Nobuo e appartiene al genere classico Gore-laden Morality Tale.
C'ho messo dieci minuti a capire che il genre Gore è quello splatter e quindi è un film Splatter con racconto morale. (dev'essere un capolavoro, quasi quasi me lo affitto, lol)

Vi riporto una recensione scritta in italiano del remake del 1999 dal sito "http://www.alexvisani.com/rec_film/jigoku.htm":

"Un saggio su una infernale ossessione strutturale : Jigoku 99 è il brillante remake/tributo dell'omonimo capolavoro,recentemente restitutito ai fasti del colore,di Nagasawa Nobuo. La personale visione degli Inferi di Ishii, è ripartita con impeccabile inflessibilità in due crude parti : il primo svolgersi narrativo è ispirato ai luridi e abominevoli atti criminosi di un giovane pedofilo che successivamente e impietosamente,sarà trascinato e poi torturato senza alcuna misericordia nei gorghi del Tartaro giapponese da untuosi demoni...La seconda parte,è "dedicata" ai crimini di una setta religiosa "vagamente ispirata" all'ordine Aum Shinrikyo ("Ordine della suprema verità") responsabile dell'atto terroristico con il gas nervino, nella metropolitana di Tokyo avvenuto negli anni '90. Rika è una bella ragazza di 16 anni, un giorno decide di iscriversi per curiosità in una classe di yoga per ritrovare l'eqilibrio perso a seguito di lutti e disgrazie. Sventuratamente e senza saperlo, la dolce ragazza entrerà negli ingranaggi soffocanti e stritolanti di una setta religiosa capitanata da un farlocco sedicente santone e dalla sua congrega di psicopatici sessuali... Rika diverrà figura simbolo chiave del culto perverso del "santone" e della sua abbietta pseudo-comunità religiosa. L'ingenua ragazza ben presto realizzarà con indicibile orrore in quale deviata dottrina si è inavvertitamente avventurata... La particolarissima dis-visione Ero-Guro* dell'Inferno (jigoku) del "re del cult"Ishii è realmente sfiancante, sprezzante, sadica, genuinamente malvagia, nefanda, sporca, perversa, tuttavia incredibilmente affascinante. A darci il benvenuto presso i cancelli mistici e "vaginali" dell'eterno oblio, "erebe"caricature Di Oni, minacciosi e giganteshi demoni della tradizione taoista-sciamanica, peccatori dalla pelle albina, infernali e sadici Orchi, e infine ma non meno importante,colui che regge con pugno di ferro, le legioni infernali e che sentenzia con impassibilità gli atroci supplizi dei peccatori,"Lord EnMa",divinizzazione ermafrodita spietato giudice ma al contempo compassionevole "vecchina". La visione di Ishii dell'inferno, è esplicita e senza fronzoli, è una atmosfera di opprimente e sfiancante asfissia e sporcizia, è un cinema crudo quello del Re del Cult,teso allo spasimo, costantemente in equilibrio tra genialità, cialtroneria e kaiju. Jigoku è una pellicola flemmatica, una delirante pittura giappo-fiamminga, una cromatica miscela alchemica di incantevoli atmosfere (seppur opprimenti),dove il disagio dello spettatore cresce progressivamente innanzi a un mondo apparentemente in fase di mutamento,ma dove realmente non cambia nulla.Muovendo dunque da tematiche che lo affascineranno in quasi tutta la sua filmografia, il prolifico Ishii ha scelto di rappresentare il "Jigoku" con un esasperato sadismo iperviolento,e volutamente poco realista,una narrazione inquieta e inquietante,un palpabile senso di disagio e alcune fugaci intermittenze di soft-core,fanno di Jigoku un saggio su una infernale ossessione,strutturale. Ishii,crea visivamente e magistralmente una promiscuità sanguinea di colori che danzano dinnanzi allo spettatore che inerme e ammutilito, sonda visivamente le profondità dell'inferno stesso. Accese tonalità vermiglio,tenui blu-cobalto,verdi opacizzati,infestano meravigliosamente il japan movie di Ishii,la pellicola fagocita letteralmente lo spettarore che come un moderno Dante,percorre e incorre nella cattura visiva iconoclasta della pellicola stessa. Parte indubbiamente rilevante nella pellicola è riservato alle interpretazioni dei peccatori e alla bruzzaglia degli orridi Orchi,che danzano con movenze teatrali intorno agli sventurati peccatori che dovranno poi essere tormentati per l'eternità nelle visciere dell'inferno Ishiano. Dato che il film è stato concepito "teatralmente", è posta molta cura e attenzione alle espressioni facciali e nelle recitazioni "roboanti". Distaccata comparsa del film, la presenza di un samurai, etereo, fantasma, stanco, "eroe di passaggio",forse un auto-riferimento all'omonima opera cinematografica "Jidaigeki: Bohachi Bushido"lo spadaccino errante mercenario" (Porno Period Drama: Bohachi Bushido,1973). Il "Re del cult" Ishii, crea un intreccio di richiami sul significato di visione e sguardo nell'epoca mediatica del presente, si compiace (pur non privo di morale) nel far compiere ai suoi personaggi diabolici supplizi e torture sui malcapitati peccatori,sentenziando definitivamente che,nel "suo" Inferno, non vi è spazio per "il dolore psicologico o intospettivo, filosofeggiante nella nostra cultura " ma bensì, solo la promessa di una dimensione di dolore eterno e di crudeli torture può farci riflettere sul nostro cammino da vivi. A me non resta che caldeggiarvene la visione al più presto...
* Ero-guro: è il termine è un amalgama anglo-giapponese di erotico e grottesco- fiorì come movimento letterario e artistico negli anni Venti e all'inizio degli anni Trenta. Uno dei suoi maggiori rappresentanti fu Edogawa Rampo (Hirai Taro, 1894-1965), un famoso scrittore che si specializzò in racconti misteriosi e bizzarri, molto simili a quelli del suo idolo Edgar Allan Poe, da cui prese il nome d'arte. "

Ok... anche savolta ci siamo fatti una cultura.... Second life non si può dire che non apra la mente...
Vado a cercare il film. Quantomeno il remake.

Buona Gita.

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